Ecco oggi parte il mio blog e sono molto contenta di condividere con voi quello che è stato ed è il mio percorso con la pratica dello yoga.
Intanto parto da alcune riflessioni che ho fatto circa l’inizio. Ossia come spesso ci si avvicina allo yoga. Le motivazioni sono ovviamente moltissime e particolari.
Qui ho pensato di proporre dei piccoli capitoli per arrivare in modo semplice e il più possibile personale a trasmettere cosa è per me lo yoga e che significato ha per me la parola trasformazione nell’ambito della pratica.
Allora, parto e mi auguro che ne venga fuori qualche spunto interessante…
L'INIZIO DEL PRATICANTE
Quando si chiede a qualcuno “cosa ti ha spinto verso lo yoga?” la risposta è spesso molto lontana da motivazioni di ordine psicologico o spirituale. Di solito il primo stimolo verso lo yoga ha spesso a che fare con la sfera fisica: “mi hanno detto che fa bene alla colonna vertebrale, rinforza i muscoli a livello profondo con risultati molto più duraturi rispetto alla palestra …” e altre osservazioni di questo genere.
Certamente la pratica yogica passa attraverso la percezione immediata di un maggior benessere fisico; è però altrettanto vero che sin dalla prima lezione ci troviamo trasportati nella nostra dimensione interiore. Sdraiati sul tappetino con gli occhi chiusi, l’attenzione rivolta al respiro, la sensazione del nostro corpo spalmato a terra, il peso, il volume, lo spazio che occupa, e poi ancora l’osservazione del nostro respiro, lento, veloce, leggero, profondo oppure pesante.
Diventiamo da subito osservatori di noi stessi, una pratica molto poco abituale quando siamo presi nel vortice delle nostre azioni quotidiane e quanto mai difficile per il praticante agli esordi.
Non siamo abituati all’ascolto e questo si rivela senza pietà una volta sdraiati sul tappetino. La reazione si esprime più in una necessità alla fuga (!) che non nel godimento di avere finalmente uno spazio personale in cui dedicarci alla sperimentazione di noi stessi.
Se devo descrivere lo stato in cui mi sono sentita - e spesso mi sento ancora - sdraiata sul tappetino, direi che assomiglia a questo momento, come mi sento ora di fronte a questo foglio bianco. So che per incominciare a scrivere ho bisogno di fare il vuoto da tanti pensieri e idee che nel corso degli anni ho letto e ascoltato e provare a trovare una strada mia per dire veramente cosa per me è lo yoga e come quest’esperienza mi ha accompagnato negli ultimi vent’anni di vita. Fare il vuoto provoca un po’ di paura ma è l’unica via per creare spazio affinché qualcosa di nuovo accada.
To be continued… a presto !
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